È possibile viaggiare anche senza spostarsi



I miei gusti in materia di libri sono sempre stati un po’ schizofrenici, specialmente in alcuni periodi della mia vita. Negli anni della scuola media e superiore leggevo quasi qualsiasi cosa mi capitasse a tiro. Non ho mai avuto un genere prediletto per più di qualche mese – mi interesso ad uno stile di scrittura, un autore in particolare, e più di recente ad uno sfondo geografico (e di conseguenza culturale) in cui si muovono i personaggi.

Nella mia libreria ci sono libri in italiano, inglese e francese e questa è l’unica catalogazione che sono riuscita a fare quando quattro mesi fa ho deciso di (ri)ordinare ciò che negli anni avevo accumulato sulle mensole.

Ho il brutto vizio di iniziare un libro e poi interromperne la lettura con un altro. Per questo, negli ultimi anni ho cercato di limitarmi a comprare un solo libro alla volta quando andavo in libreria. Questa regola viene inevitabilmente infranta quando mi imbatto in un mercatino dell’usato.

Preferisco leggere a casa: le metro, gli autobus e gli aeroporti mi distraggono troppo. Non c’è un momento della giornata che prediligo: leggo tendenzialmente quando mi va.

Preferisco il formato cartaceo anche se ho imparato ad apprezzare quello digitale, specialmente in viaggio o quando non riesco a trovare in libreria quello che voglio e non riesco ad aspettare. Se posso, compro sempre la versione tascabile.

Le sottolineature non mi disturbano se discrete, ma provo un odio viscerale nei confronti di coloro che piegano i libri e ne deformano il dorso.

Raramente prendo in prestito dei libri e ancor meno spesso li presto. Tengo morbosamente alle mie guide Lonely Planet. Riesco però a disfarmi con leggerezza dei libri che non mi sono piaciuti.

Cerco di leggere i libri nella lingua in cui sono stati scritti; quando non è possibile, leggo le traduzioni sempre nella stessa lingua (ho scoperto che mi disturba tantissimo leggere lo stesso autore tradotto in due lingue diverse).

La maggior parte dei libri che ho letto negli ultimi anni adesso si trovano dall’altra parte dell’Europa in vari cartoni e non so quando potrò sistemarli comodamente su una mensola. Chiamerò casa il posto in cui un giorno riuscirò ad avere tutti i miei libri sotto lo stesso tetto. Ma chissà se quel giorno arriverà mai.


  • Il libro che mi ha fatto capire che leggendo si poteva viaggiare senza spostarsi: Harry Potter e la pietra filosofale
  • L’ultimo libro che ho completato: Nicola Lagioia, La ferocia
  • Il libro che sto leggendo: Stefania Auci, I leoni di Sicilia
  • Il mio autore straniero preferito: Haruki Murakami
  • L’ultimo libro che mi è stato regalato in formato cartaceo: Hamid, Exit west
  • L’ultimo libro che mi è stato regalato in formato digitale: Yuval Noah Harari, Sapiens – A brief history of humankind (non l’ho ancora finito, ma ne ho già comprato un altro dello stesso autore)
  • Un classico che ho letto tutto d’un fiato: Herman Hesse, Siddharta
  • Un fumetto che ho riletto con piacere: Colapesce e Baronciani, La distanza
  • Un libro di poesie che riapro ogni tanto: Guido Catalano, Ogni volta che mi baci muore un nazista
  • Un libro che tutti dovremmo leggere da adulti: Dalai Lama, L’arte della felicità
  • Un libro che mi ha fatto sorridere e riflettere: Roman Puértolais, L’extraordinaire voyage du fakir qui était resté coincé dans une armoire Ikea
  • Un libro in inglese che ho letto con amarezza: Harper Lee, To kill a mockingbird
  • Un libro che ho nella sua versione bilingue: Wislawa Szymborska, Basta così
  • Un classico in francese che rileggerò presto: Georges Perec, Les choses

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